PDF Lassetto dellitaliano delle traduzioni in un corpus giornalistico Aspetti qualitativi e quantitativi

In generale, dal confronto tra originali e traduzioni nelle tre fasi risulta che mediamente in traduzione si avevano periodi più brevi rispetto ai romanzi originali italiani nelle prime due fasi, mentre si è arrivati a una sostanziale uniformità (nella brevità) nella terza. Niccolò da Reggio è l'ultimo grande traduttore medievale di testi medici, attivo https://www.traduttoriprofessionisti.it/ alla corte di Napoli tra il 1308 e il 1345. Le sue traduzioni rigidamente letterali, de verbo ad verbum, non ebbero grande diffusione, perché erano poco comprensibili ai lettori che non conoscessero il greco, e perché nell’insegnamento universitario continuarono ad essere utilizzate le traduzioni dall’arabo. In genere le traduzioni di Niccolò sono conservate in pochi manoscritti o soltanto nelle edizioni a stampa . Nella prima edizione latina di Galeno, curata da Diomede Bonardo e stampata da Filippo Pinzi a Venezia nel 1490, sono pubblicate circa quaranta traduzioni di Niccolò, quando ormai si stavano preparando nuove traduzioni umanistiche, stilisticamente vicine al latino classico, che negli anni successivi avrebbero sostituito quelle medievali.

2.1. Pronomi personali tonici di terza persona


In questo gruppo rientrano la perifrasi progressiva e i pronomi personali, che oggi sono entrambi soggetti a fenomeni di ristandardizzazione. […] E la verità da portare in luce è proprio quella condizione di subalternità in cui si dibattono non solo gli scrittori ma tutti. Per la maggior parte dei parametri, però, è emerso che nella prima e nell’ultima fase considerata, quelle cioè interessate rispettivamente dai processi di standardizzazione e neostandardizzazione, le traduzioni si configurano come un fattore di stabilità e di ancoraggio all’italiano della tradizione letteraria. In epoca contemporanea sembra essersi verificato un ridimensionamento nell’uso di queste espressioni, forse in reazione alla contaminazione tra scritto e parlato tentata nei decenni centrali del Novecento o forse anche perché sono un po’ passate di moda. Tra i tratti linguistici esenti da interferenza perché privi di un corrispettivo isomorfo in inglese vi sono forme lessicali enfatiche come la negazione rafforzata dalla particella mica, le locuzioni avverbiali senz’altro e meno male e l’interiezione magari. Al contrario dell’italiano, che è una lingua “a soggetto nullo”, l’inglese obbliga a impiegare un nome o un pronome in funzione di soggetto. Ci si chiede, allora, se le traduzioni dall’inglese mostrino un uso più frequente dei pronomi personali soggetto, come hanno dimostrato precedenti analisi condotte su corpora testuali differenti (per esempio Cortelazzo 2007b; Cardinaletti 2004). Quanto alle traduzioni, si osserva che, pur essendo toccatedal calo graduale nell’uso di questo tempo verbale, nella prima e nella terza fase presentano un maggior uso del passato remoto rispetto ai romanzi autoctoni, ulteriore indicazione di una strategia conservatrice e di una predilezione per un’idea di “standard letterario”. Possiamo concludere, dunque, che la lingua delle traduzioni odierne, lungi dall’essere «livellata su un registro medio» (Coletti 2011, 49) è più formale e “corretta” rispetto a quella dei romanzi italiani.

1. Lunghezza media dei periodi

Semmai si decidesse di spingere il progetto oltre il suo attuale status di esperimento pilota, tale procedura sarebbe senza dubbio auspicabile, in quanto permetterebbe l’esplorazione di una gamma più ampia di parametri. https://articlescad.com/i-migliori-sistemi-di-traduzione-online-gratuiti-165195.html In generale, si è osservato che il ruolo delle traduzioni e i comportamenti traduttivi variano nelle tre fasi individuate a seconda del significato assunto dall’atto traduttivo in ciascuna congiuntura storica. Come ha osservato Cortelazzo, infatti, «se in una lingua, in un determinato momento, si contrappongono opzioni diverse per uno stesso costrutto, le scelte traduttive possono finire per far pendere la bilancia verso una di queste» (2010, XI). Si considerano qui una serie di usi italiani non immediatamente “suggeriti” dall’inglese, per i quali cioè non esiste un’equivalenza formale nella lingua source delle traduzioni tale da indurre il traduttore ad adoperarli. Tra i parametri qui analizzati, vi sono le forme lessicali enfatiche mica, meno male, senz’altro, magari e forme concorrenti quali indicativo e congiuntivo da una parte, passato prossimo e passato remoto dall’altra. Per avere un’ampia gamma di stili narrativi, abbiamo scelto sia romanzi di genere che testi letterari, anche se gli autori più sperimentali (come Gadda o Joyce) sono stati evitati. Tutti i romanzi scelti sono stati pubblicati da grandi case editrici e molti dei loro autori sono ben noti (Dickens, Hemingway, Agatha Christie da una parte, Pavese e Baricco dall’altra). Tuttavia, poiché questo studio non mira a stabilire se i testi in inglese hanno avuto un’influenza sulla lingua italiana, ma soltanto a rilevare l’effettivo uso di certi elementi linguistici nelle traduzioni o nei romanzi autoctoni, non sono stati presi in considerazione i dati di vendita di questi romanzi. L’analisi dei mutamenti linguistici nella lingua dei romanzi italiani autoctoni e tradotti ha consentito di delineare in questi due macrogruppi di testi l’incidenza dei processi di standardizzazione, trasgressione dello standard e ristandardizzazione che hanno interessato il sistema linguistico-letterario italiano dall’Unità a oggi.

Per un'analisi dell'italiano tradotto nei quotidiani: considerazioni preliminari sulla costituzione di un corpus


Lo scarto tra i due generi testuali è netto nella seconda e nella terza fase, in cui la perifrasi è molto più utilizzata in traduzione. I dati confermano che in traduzione le forme enfatiche si sono sempre usate meno che nei romanzi originali coevi, come la mancata corrispondenza formale tra inglese e italiano per questo parametro lasciava presupporre. Inoltre, la mancata “difesa” del presente indicativo a favore del progressivo può indicare che la tendenza conservatrice dei traduttori dipende da certi cliché sul presunto italiano convenzionale e tradizionale. Data la necessità di un riscontro quantitativo sull’uso di tale costrutto in italiano, oltre a ricercare le desinenze del gerundio (come è stato già fatto da Cortelazzo 2007a) abbiamo associato tali desinenze a tutte le persone del presente del verbo stare, confidando in una maggiore attendibilità dei risultati data da una più puntuale contestualizzazione delle occorrenze. L’autrice discute le questioni poste dalla rilevanza del termine «traduzione» nell’ambito degli studi postcoloniali. I dati relativi alle frequenze d’uso dei pronomi relativi il quale e cui seguono un trend comune a molti altri parametri. Si riscontra, infatti, un calo graduale e sistematico nei romanzi originali italiani in diacronia e, parallelamente, nei romanzi in traduzione, un calo dalla prima alla seconda fase e una ripresa nella terza. Già Cortelazzo (2010) aveva osservato una disponibilità leggermente maggiore per il pronome relativo https://www.acitrad.it/ nelle traduzioni; ciò detto, la “conservazione” di talune forme tradizionali non è prerogativa generale delle traduzioni tout court, ma, al contrario, differisce a seconda della fase storico-culturale su cui si concentra l’analisi. Dai risultati si evince che gli scrittori italiani contemporanei fanno un uso più parco del congiuntivo rispetto al passato (un’occorrenza ogni quindici circa dell’indicativo contro una ogni cinque nella prima fase), come pure più contenuto è oggi il ricorso al congiuntivo da parte dei traduttori (da un congiuntivo ogni tre indicativi a uno ogni dieci). Abbiamo poi calcolato il rapporto tra occorrenze dell’indicativo e del congiuntivo per capire se, o fino a che punto, nell’italiano letterario contemporaneo si riscontrasse davvero un’erosione nell’uso del congiuntivo a vantaggio della forma concorrente dell’uso medio. Di nuovo, i dati, se pure indicativi, possono dare un’idea della variazione nell’uso di questo modo verbale. https://penn-moser-3.thoughtlanes.net/come-tradurre-relazioni-annuali-per-massimizzare-limpatto-e-la-precisione